Il mio profondo interesse per l'arredamento deriva dall'amore per il legno e dalla comprensione dell'importanza che l'ambiente assume nei confronti dell'uomo. Un luogo accogliente, confortevole, in cui ci si trova a proprio agio, influenza positivamente lo stato d'animo, ed è per questo che l'uomo ha, da sempre, posto molta attenzione alla propria dimora. Nelle abitazioni più povere, il mobilio e tutto ciò che era necessario alla vita quotidiana, veniva per lo più reperito nella zona dove si viveva: le pietre per costruire la casa e lo stesso legname che l'artigiano trasformava in tavoli, sedie, armadi...forse un po' rudimentali tecnicamente ma che esprimevano la semplicità di chi, vivendo a contatto con la natura per necessità, riusciva a cogliere la bellezza e la proporzione di un fiore, di un albero o della spirale di una conchiglia e la trasmetteva agli oggetti creati. Forse proprio in questo risiede il fascino e l'emozione che i vecchi mobili riescono ancora oggi a darci.
E' indelebile in me il ricordo della vecchia casa che il nonno materno aveva costruito con le sue mani. Le pietre, che erano state tratte da una cava poco distante, avevano una colorazione grigio-bruna molto calda e venivano lasciate a vista. D'autunno, l'occhio faticava a distinguere le case del paese dagli alberi di rovere con le foglie ingiallite; entrambi, in fondo, erano abitatori della collina dove erano nati.
L'infanzia trascorsa in simbiosi con le semplici cose della natura, mi ha aiutato molto nelle scelte che avrei fatto più tardi. A due passi da casa c'era la bottega del falegname, luogo misterioso dal quale usciva, come per incanto, il frutto di un gioioso lavoro: il mobile... Eppure sotto la tettoia, accanto alla bottega, non c'erano che tronchi d'albero e le tavole da essi ricavate. Per quale meravigliosa magia la materia prima si tramutava in quegli oggetti dai piani levigati e dalle sagome così perfette? Chi era mai l'artefice che riusciva in questo intento? Tanta era la curiosità che mi spingeva ad affacciarmi e certe volte ad oltrepassare la soglia della bottega. L'atmosfera che lì si respirava è ciò che ho cercato di far rivivere nel mio laboratorio di oggi. Ma l'atmosfera non è che un effetto e deriva dallo Spirito che anima l'artigiano. Spirito che da millenni guida le mani sempre agli stessi gesti, come una danza che riempie il vuoto con la propria armonia. Ogni arte ha la propria gestualità, fatta di rispetto e di amore per la materia che ci è stata affidata.
Gli utensili più strani appesi ordinatamente alle pareti, diventano vivi nelle mani di chi ne conosce il segreto... Sembra tutto facile a vedere il falegname che lavora. Ma quando l'attrezzo passa nelle mani inesperte di chi ha solo osservato dal di fuori e mai provato personalmente, allora tutto diventa complicato. Solo il vero amore per il mestiere può trasformare la frustrazione iniziale nell'umiltà indispensabile per affrontare l'apprendimento ed affinare così l'esperienza.
Non so dire perché il destino abbia scelto di farmi avvicinare a questo mestiere. Certo è che l'ho accettato con entusiasmo e ai tempi del liceo, senza esitare, ho riempito i mesi estivi e gran parte del tempo libero, a fianco del vecchio falegname. L' incontro con esperti professionisti, mi ha permesso di confrontarmi con modelli di squisito buon gusto e profonda conoscenza sia intellettuale che tecnica. Dopo il lungo periodo di apprendistato ed il successivo perfezionamento, inizia l'avventura con l'apertura del mio laboratorio, nel 1989.